Un anno fa ero sul treno per Roma, era passato nemmeno un mese dalla “botta” del fallito sbarco alla LSE, nel frattempo mi ero lanciato nella costruzione di WikiMafia e in attesa che accettassero la mia domanda di ammissione alla laurea magistrale per non perdere l’anno, mi ero concesso un viaggettino di 3 giorni nella capitale, anche perché volevo discutere con Bianca della possibilità di fare un documentario su Enrico per il 30° (poi non se ne è fatto più niente, non abbiamo trovato i finanziatori).
Ero stato da poco reduce di un feroce scontro interno a Qualcosa di Sinistra con un paio di blogger vicini a Sel che pretendevano di fare campagna per Vendola dalle pagine del blog: cosa che andava contro i principi del blog, nato come laboratorio culturale per stimolare la riflessione e il pensiero, non per fare propaganda a questo o a quel leader. Alla fine i due se ne andarono accusandomi di essere illiberale e antidemocratico (cosa curiosa: gli ultimi arrivati che non hanno mai messo un euro nel progetto pretendono di dettarne la linea. Oltre al fatto che erano in minoranza nel collettivo).
Ma questo non ha importanza. Perché un anno fa la peggior pugnalata alle spalle e al cuore l’ho presa dall’allora mio vice e co-admin in eb.it e QdS. In tre anni, mai una parola dissenziente col sottoscritto, tant’è che scherzando ci definivamo “gemelli con due anni di differenza“. Poi non so che cosa gli sia preso, s’era messo in testa di fare campagna per Bersani contro Renzi. Legittimo, ma non sul blog. Nel feroce scontro di cui sopra non ci entrò nemmeno, benché il “la” partì proprio da lui che chiese con chi si dovesse schierare il blog.
Prima di salire sul treno, gli inviai un sms in cui lo informavo sull’orario del mio arrivo e che alla sera Bianca ci avrebbe voluto a cena assieme. Mi rispose che non era a Roma, ma che si sarebbe fatto sentire. Dopo mezz’ora, mi chiamò Dario, un altro blogger, dicendomi: “Francesco se n’è andato e ha pubblicato un articolo contro di te sul blog“. Pubblicandolo anche sulla fanpage di Enrico Berlinguer.
Non avendo internet dietro, nè il computer, non potevo fare nulla per 3 giorni. E lui lo sapeva. Ho provato a chiamarlo, non rispondeva. Quell’articolo (poi riempito di “omissis” per paura di querele da parte mia) mi accusava di tutto. Che da parte di uno che per 3 anni e mezzo aveva condiviso ogni mia scelta, faceva un po’ ridere. Oltre al fatto che pensavo di meritare un confronto face to face o almeno una telefonata, visto che ha pure soggiornato a casa mia.
Fortunatamente, Dario con le mie password lo levò da qualsiasi cosa. Si dimenticò però delle pagine fb di Pertini e Gramsci che co-gestivamo assieme, così una delle persone di cui mi fidavo di più al mondo, per ripicca, le chiuse (dimenticandosi però di togliere da admin il sottoscritto, così ho anche le mail di ricevuta del fattaccio). Poi io gli risposi con questo articolo. A cui non replicò.
A distanza di un anno, c’è ancora una cosa che mi tormenta: che senso ha avuto buttare a ramengo un’amicizia come la nostra per fare campagna per Bersani (cosa per altro che gli avevo detto di far pure, se voleva), comportandosi a quel modo, davvero non lo so. E gli volevo davvero bene. Forse ancora gliene voglio.
Quella pugnalata al cuore, ad ogni modo, sanguina ancora oggi.
Buon 96° anniversario della rivoluzione d’ottobre a tutti.
Un anno fa… tu quoque, Brute, fili mi!
Un anno fa ero sul treno per Roma, era passato nemmeno un mese dalla “botta” del fallito sbarco alla LSE, nel frattempo mi ero lanciato nella costruzione di WikiMafia e in attesa che accettassero la mia domanda di ammissione alla laurea magistrale per non perdere l’anno, mi ero concesso un viaggettino di 3 giorni nella capitale, anche perché volevo discutere con Bianca della possibilità di fare un documentario su Enrico per il 30° (poi non se ne è fatto più niente, non abbiamo trovato i finanziatori).
Ero stato da poco reduce di un feroce scontro interno a Qualcosa di Sinistra con un paio di blogger vicini a Sel che pretendevano di fare campagna per Vendola dalle pagine del blog: cosa che andava contro i principi del blog, nato come laboratorio culturale per stimolare la riflessione e il pensiero, non per fare propaganda a questo o a quel leader. Alla fine i due se ne andarono accusandomi di essere illiberale e antidemocratico (cosa curiosa: gli ultimi arrivati che non hanno mai messo un euro nel progetto pretendono di dettarne la linea. Oltre al fatto che erano in minoranza nel collettivo).
Ma questo non ha importanza. Perché un anno fa la peggior pugnalata alle spalle e al cuore l’ho presa dall’allora mio vice e co-admin in eb.it e QdS. In tre anni, mai una parola dissenziente col sottoscritto, tant’è che scherzando ci definivamo “gemelli con due anni di differenza“. Poi non so che cosa gli sia preso, s’era messo in testa di fare campagna per Bersani contro Renzi. Legittimo, ma non sul blog. Nel feroce scontro di cui sopra non ci entrò nemmeno, benché il “la” partì proprio da lui che chiese con chi si dovesse schierare il blog.
Prima di salire sul treno, gli inviai un sms in cui lo informavo sull’orario del mio arrivo e che alla sera Bianca ci avrebbe voluto a cena assieme. Mi rispose che non era a Roma, ma che si sarebbe fatto sentire. Dopo mezz’ora, mi chiamò Dario, un altro blogger, dicendomi: “Francesco se n’è andato e ha pubblicato un articolo contro di te sul blog“. Pubblicandolo anche sulla fanpage di Enrico Berlinguer.
Non avendo internet dietro, nè il computer, non potevo fare nulla per 3 giorni. E lui lo sapeva. Ho provato a chiamarlo, non rispondeva. Quell’articolo (poi riempito di “omissis” per paura di querele da parte mia) mi accusava di tutto. Che da parte di uno che per 3 anni e mezzo aveva condiviso ogni mia scelta, faceva un po’ ridere. Oltre al fatto che pensavo di meritare un confronto face to face o almeno una telefonata, visto che ha pure soggiornato a casa mia.
Fortunatamente, Dario con le mie password lo levò da qualsiasi cosa. Si dimenticò però delle pagine fb di Pertini e Gramsci che co-gestivamo assieme, così una delle persone di cui mi fidavo di più al mondo, per ripicca, le chiuse (dimenticandosi però di togliere da admin il sottoscritto, così ho anche le mail di ricevuta del fattaccio). Poi io gli risposi con questo articolo. A cui non replicò.
A distanza di un anno, c’è ancora una cosa che mi tormenta: che senso ha avuto buttare a ramengo un’amicizia come la nostra per fare campagna per Bersani (cosa per altro che gli avevo detto di far pure, se voleva), comportandosi a quel modo, davvero non lo so. E gli volevo davvero bene. Forse ancora gliene voglio.
Quella pugnalata al cuore, ad ogni modo, sanguina ancora oggi.
Buon 96° anniversario della rivoluzione d’ottobre a tutti.